INDICE
1. INTRODUZIONE
2. DESCRIZIONE DEL MODELLO
2.1 Note matematiche
2.2 Convenzioni della discretizzazione
2.3 Equazione della differenza finita.
2.4 Iterazione
2.5 Tipi di celle e simulazione dei confini
2.6 Discretizzazione verticale
3. APPLICAZIONE DEL MODELLO ALLA PIANA COSTIERA FRA IL TORRENTE TRIPESCE ED IL FOSSO DELLA MADONNA
3.1 IMPLEMENTAZIONE GENERALE ED INPUT
3.1.1 Discretizzazione dello spazio e rappresentazione
della superficie topografica
3.1.2 Confini del modello e condizioni al contorno
3.1.2.1 Confini del modello
3.1.2.2 Corpi idrici a carico idraulico costante
3.1.2.3 Fiume
3.1.3 Proprietà delle celle
3.1.4 Perturbazioni esterne al sistema
3.1.4.1 Pozzi
3.1.4.2 Drenaggi
3.1.4.3 Ricarica ed evapotraspirazione
3.1.5 Pozzi per la calibrazione
3.1.6 Bilancio a zone
3.1.7 Parametri per il calcolo
3.1.7.1 Regime transiente: situazione iniziale e discretizzazione
del tempo
3.1.7.2 Parametri generali
3.2 RISULTATI DELLA SIMULAZIONE
3.2.1 Carico idraulico
3.2.2 Velocità e direzioni di flusso
3.2.3 Calibrazione
3.2.4 Idrogrammi
3.2.5 Bilancio
3.2.6 Limiti della modellizzazione
4. CONCLUSIONI
ELENCO FIGURE
Fig. 1 Distribuzione
dei pozzi utilizzati per l’elaborazione del modello idrogeologico della Piana costiera
Fig. 2 Ubicazione delle sezioni elaborate
per la costruzione del modello idrogeologico
Fig. 3 Interpretazione
stratigrafica dei dati delle perforazioni (Alcune sezioni rappresentative: Sez2,Sez4,Sez5)
Fig. 4 Caratterizzazione
idraulica dei litotipi e sezioni idrogeologiche.
Fig. 5a,b Discretizzazione dell’area
modellizzata: (a) griglia degli elementi finiti in pianta, (b) in una sezione.
Fig. 5c Discretizzazione
dell’area modellizzata: distribuzione dei parametri idraulici sul livello 10 (rappresentativo di uno degli acquiferi
principali)
Fig. 6 Piezometrica
Aprile 1996
Fig. 7 Piezometrica
Settembre 1996
Fig. 8 Carta
della variazione piezometrica dall’Aprile 1996 al Settembre 1996
Fig. 9 Diagramma
di calibrazione
Fig. 10 Simulazione
della piezometrica per lo strato 10 alla fine del periodo 1 (Estivo)
Fig. 11 Direzioni di flusso simulate
per l’area Mazzanta-Foce Fiume Cecina
Fig. 12 Carte
della conducibilità elettrica specifica. Area Mazzanta - Foce del F. Cecina
Fig. 13 Simulazione delle velocità
di flusso per lo strato 10, periodo estivo
Fig. 14a,b (a) Idrogrammi simulati nei
due periodi (estivo ed invernale) di alcuni pozzi rappresentativi della zona Mazzanta-foce F. Cecina. (b) Idrogrammi
simulati nei due periodi (estivo ed invernale) di alcuni pozzi appresentativi della zona a Sud del Fiume Cecina
Fig. 15 Bilancio
a zone per l’anno 1996
Un modello è un utensile disegnato per rappresentare una versione semplificata
della realtà. Data una definizione così ampia è evidente che si utilizzano modelli nella vita
di ogni giorno. Per esempio una carta stradale è un modo di rappresentare una complessa rete di strade in
forma simbolica così che è possibile testare varie strade su carta piuttosto che sbagliare durante
la guida. Una carta stradale può essere considerato una sorta di modello poiché è un modo
di rappresentare la realtà in forma semplificata. In modo simile i modelli relativi alle acque sotterranee
sono rappresentazioni della realtà e, se dovutamente costruiti, possono essere strumenti previsionali per
la gestione della risorsa idrica sotterranea. Usando modelli è possibile colaudare "virtualmente"
vari schemi di gestione e predire gli effetti delle azioni che si intende intraprendere. Naturalmente la validità
delle previsioni dipenderà da quanto il modello approssima le condizioni reali. Dati di partenza affidabili
sono indispensabili quando si utilizza un modello a scopo previsionale.
Modelli matematici sul flusso delle acque sotterranee sono stati usati fin dal 1800.
Un modello matematico consiste del set di equazioni differenziali che descrivono il movimento delle acque sotterranee.
L’attendibilità delle previsioni (simulazioni) dipende da quanto bene il modello approssima la realtà.
Normalmente le assunzioni necessarie per risolvere un modello matematico in via analitica sono troppo restrittive
(ad esempio le soluzioni analitiche generalmente approssimano in maniera attendibile solo un mezzo omogeneo ed
isotropo) così che per risolvere casi reali è preferibile utilizzare le tecniche numeriche. Dal 1960,
quando i computer ad alta velocità si sono diffusi, i modelli numerici sono diventati il metodo favorito
per studiare il movimento delle acque sotterranee ed il trasporto di contaminanti.
Nell’esempio di seguito riportato è stato utilizzato "MODFLOW":
tale modello fu messo a punto dall’USGS negli anni ’70 è stato poi reso più maneggevole ed impiegabile
anche da parte di non informatici negli anni successivi. Attualmente la vecchia versione in fortran ed una delle
prime versioni per DOS – W 3.1 sono scaricabili gratuitamente da INTERNET. Da sottolineare che le attuali versioni
di "Visual Modflow" usano ancora come base il metodo numerico dell’originale versione fortran.
Di seguito si riportano i caratteri essenziali del modello ad elementi finiti MODFLOW.
MODFLOW, è un modello a differenze finite, che simula il flusso di acque
sotterranee nelle tre dimensioni spaziali (X,Y,Z); esso incorpora i modelli bi e tridimensionali descritti da Trescott
(1975), Trescott e Larson (1976), Trescott, Pinder and Larson (1976) e ampiamente utilizzati dall’ USGS. La sua
implementazione è stata condotta in modo da garantirne la facile modificabilità, la semplicità
di uso e soprattutto la compatibilità con una grande varietà di computers.
Il modello offre la possibilità di simulare:
MODFLOW permette la simulazione in regime di flusso stazionario o in regime di flusso transiente con possibilità, in quest’ultimo caso, di variare per periodi definiti le caratteristiche di cui ai punti precedenti. In questa breve esposizione si prenderà in considerazione solo il regime transiente, utilizzato nella simulazione per la bassa Val di Cecina.
Il movimento tridimensionale dell’acqua sotterranea (a densità costante) attraverso un mezzo poroso può essere descritto dall’equazione a derivate parziali:
d/dx (Kxx dh/dx) + d/dy (Kyy dh/dy) + d/dz (Kzz dh/dz) - W = Ss dh/dt (1)
dove:
Kxx, Kyy e Kzz
sono i valori della conducibilità idraulica lungo le direzioni x,y,z che sono state assunte parallele agli
assi maggiori della conduttività idraulica (Lt-1);
h è il carico idraulico;
W è il flusso volumetrico di
acqua per unità di volume dell’acquifero e rappresenta gli apporti o le perdite di acqua (t-1);
Ss è lo ‘’storage’’ specifico del materiale poroso (L-1);
t è il tempo.
L’equazione (1), insieme con le condizioni al contorno di carico idraulico e con le condizioni di carico idraulico iniziali, costituisce la rappresentazione matematica di un sistema di flusso delle acque sotterranee. Eccetto che per rari casi molto semplici, l’equazione (1) non può essere risolta per via analitica; sono stati perciò sviluppati vari metodi di calcolo che forniscono soluzioni più o meno approssimate. Un approccio alla soluzione è il metodo delle differenze finite in cui il sistema continuo descritto dall'equazione (1) è rimpiazzato da un set finito di punti discreti sia nello spazio che nel tempo, e le derivate parziali sono sostituite da termini calcolati dalle differenze di carico idraulico in questi punti. Dal processo sopra descritto si deducono sistemi di equazioni algebriche lineari di differenze; la loro soluzione provvede valori di carico idraulico h agli specifici punti del sistema. Questi valori rappresentano una approssimazione alla distribuzione , variabile con il tempo, del carico idraulico rispetto a quella che si otterrebbe dalla soluzione analitica dell’equazione (1).
2.2 Convenzioni della Discretizzazione
In base a quanto definito nel paragrafo precedente, in MODFLOW il ‘’sistema acquifero’’
viene discretizzato nelle tre direzioni spaziali; ne risulta una suddivisioni in righe e colonne sul piano X,Y
ed in strati in direzione Z. Nel complesso il sistema in studio viene suddiviso
in un numero finito di celle; all’interno di ciascuna cella esiste un punto chiamato nodo in corrispondenza del
quale viene calcolato il carico idraulico.
Esistono due convenzioni per la definizione delle celle rispetto ai nodi:
Nodi al centro del blocco. I blocchi formati
da set di linee parallele sono le celle ed i nodi sono al centro delle celle stesse;
Punti centrati. I nodi sono i punti
di intersezione dei set di righe parallele e le celle sono tracciate intorno ai nodi a metà strada fra i
nodi.
Nel metodo delle differenze finite tutte le variabili vengono discretizzate e quindi è richiesta anche una discretizzazione del dominio tempo; il tempo di interesse viene quindi suddiviso in intervalli discreti ‘’time step’’.
2.3 Equazione della differenza finita
Lo sviluppo dell’equazione di flusso con il metodo delle differenze finite deriva dall’equazione di continuità: la somma di tutti i flussi in ingresso ed in uscita dalle celle deve essere uguale alla variazione di storage nella cella. Assumendo costante la densità dell’acqua, l’equazione di continuità che esprime il bilancio del flusso per una cella è:
S Qi = Ss Dh DV (2)
dove:
Qi
= la velocità di flusso in una cella (L3T-1)
Ss = ‘’Storage’’ specifico; volume di acqua che può essere immagazzinata per variazione unitaria
di carico idraulico (L-1)
DV
= Volume di una cella (L3)
Dh
= Variazione di carico idraulico nell’intervallo di tempo Dt.
Il termine a destra dell’equazione (2) è equivalente al volume di acqua immagazzinata
in un intervallo di tempo Dt per una data
variazione di carico idraulico Dh. L’equazione
(2) viene quindi definita in termini di ingresso e guadagno in ‘’storage’’: uscite e perdite vengono rappresentate
definendo le uscite come flussi negativi e le perdite come guadagni negativi. Flussi esterni all’acquifero, (drenaggi,
evapotraspirazione, ricarica ecc) dipendenti in qualche modo dal carico idraulico rappresentano per ogni cella
un termine dell’equazione (2). Per ogni cella si costruisce l’equazione (2) e quindi si risolve il sistema.
L’obiettivo di una simulazione transiente è generalmente quello di predire una distribuzione del carico
idraulico in tempi successivi data una distribuzione iniziale di carico, i parametri idraulici e definiti gli stress
esterni al sistema. La distribuzione iniziale del carico idraulico fornisce un valore h per ogni nodo della griglia
all’inizio del primo intervallo di tempo (‘’time step’’). Il primo passo della soluzione è calcolare i valori
di h al tempo t2 che marca la
fine del primo time step per ogni nodo della griglia. Risolto il sistema di equazioni per il tempo t2 si passa al tempo t3 e così via per tutti gli intervalli di tempo fino
a coprire il periodo di interesse. Ad ogni time step il sistema di equazioni viene riformulato.
Modflow utilizza un metodo numerico iterativo per ottenere la soluzione del sistema
di equazioni implementate per ogni time step.
Il valore h da definire per la fine di un dato time step viene calcolato iniziando con l’assegnare un valore arbitrario
o stima (ho), a ciascun nodo della
griglia alla fine del time step stesso. Si comincia quindi una procedura di calcolo che varia queste stime, producendo
un nuovo set di valori di h (h1)che
sono più vicini alla soluzione del sistema di equazioni. Questi nuovi valori di h prendono il posto dei
valori assunti inizialmente e si ripete il calcolo producendo un terzo set di valori (h2). Questa procedura si ripete producendo ogni volta un nuovo
set di valori di h che soddisfano con approssimazione crescente il sistema di equazioni. Quando i valori di h approssimano
quelli che soddisfano l’equazione le variazioni fra una iterazione e la successiva diventano molto piccole. Questo
comportamento (convergenza) viene utilizzato per arrestare le iterazioni (criterio di chiusura). Esistono differenti
metodi di iterazione: Modflow permette la scelta fra 4 di questi (vedi USGS Book 6-Modelling Technique). E’ importante
notare che anche se ‘’esatte’’ le soluzioni di un modello sono sempre approssimazioni all’equazione differenziale
di flusso (1).; l’accuratezza di questa approssimazione dipende da parecchi fattori, inclusi il criterio di chiusura
scelto.
2.5 Tipi di celle e simulazione dei confini
Il sistema di equazioni sopra descritte non viene costruito per tutte le celle; Modflow raggruppa le celle escluse dalla computazione in due categorie ‘’celle a carico costante’’ e ‘’celle inattive’’ o celle ‘’no-flow’’. Le celle ad h costante sono quelle per cui il valore di h viene specificato all’inizio e resta costante attraverso tutta la simulazione; le celle inattive sono quelle per cui non è permesso alcun flusso in ingresso od in uscita. Le restanti celle della griglia vengono definite ‘’celle a carico variabile’’. Per ogni cella a carico variabile deve venir definito il sistema di equazioni di cui al paragrafo precedente. Celle inattive o a carico costante vengono in genere utilizzate per modellizzare i confini del sistema idrogeologico.
2.6 Discretizzazione verticale
Modflow discretizza lo spazio nel piano orizzontale definendo un numero di righe, un numero di colonne e l’ampiezza di ciascuna riga e colonna. La discretizzazione dello spazio verticale viene ottenuto specificando il numero di layers utilizzati. Modflow utilizza due differenti tecniche di discretizzazione verticale:
Ciascuno dei metodi di implementazione della discretizzazione verticale presenta vantaggi e difficoltà. Le equazioni del modello sono basate sull’assunzione che le proprietà idrauliche sono uniformi in ciascuna cella o che almeno parametri medi possono essere valutati per ogni singola cella; queste condizioni si incontrano quando il modello si conforma alle unità idrogeologiche (punto2). Inoltre ci si deve aspettare una maggiore accuratezza quando gli strati del modello corrispondono ad intervalli con perdite di carico trascurabili e anche questo è più probabile sotto la configurazione del punto 2. D’altra parte la griglia deformata non si adatta alle assunzioni su cui si basa il modello per esempio che celle individuali non dovrebbero avere facce rettangolari, che gli assi maggiori della conduttività idraulica siano allineati con gli assi del modello. Poiché ciascuno dei due metodi comporta degli errori, per minimizzarli la discretizzazione verticale viene ottenuta in pratica da unacombinazione dei punti 1. e 2.
3. APPLICAZIONE DEL MODELLO ALLA PIANA COSTIERA FRA IL TORRENTE TRIPESCE ED IL FOSSO DELLA MADONNA
MODFLOW è stato applicato alla piana costiera del Fiume Cecina da poco a monte della soglia idrogeologica della Steccaia fino al mare e dal T. Tripesce al Fosso della Madonna. L’applicazione del modello ad elementi finiti alla pianura costiera fra il torrente Tripesce ed il fosso della Madonna ha permesso la quantificazione del bilancio idrgeologico; quantificazione impossibile da realizzare con il metodo di bilancio classico in quanto risultavano sconosciuti parte degli afflussi nonché i deflussi a mare delle acque sotterranee. L’elevata densità di dati sia stratigrafici, idrogeologici e freatimetrici, raccolti da fonti bibliografiche e direttamente misurati (Fig.1) ha permesso l'elaborazione del modello idrogeologico concettuale e l’implementazione del modello numerico. In Fig. 3 sono riportate le ricostruzioni stratigrafiche effettuate sulla base dei pozzi lungo delle sezioni di Fig. 2 mentre in Fig 4 è riportata la stratigrafia idraulica come ottenuta da dati stratigrafici e prove di pompaggio. Da notare che in tutta la piana costiera risulta la presenza di due acquiferi principali spesso intercomunicanti localmente separati da pacchi di argilla di spessore talvolta rilevante. Le simulazioni calcolate hanno consentito la verifica della validità dell’interpretazione idrogeologica elaborata. Lo strumento informatico utilizzato, Visual Modflow, comprende infatti, un sistema di calibrazione per cui i dati ottenuti dalle simulazioni possono essere confrontati e valutati statisticamente con le misure freatimetrie reali effettuate su pozzi ‘’spia’’ o "calibration well" (non in pompaggio Fig.6- Fig.7); i dati di in ingresso del modello possono quindi essere corretti fino ad ottenere l’approssimazione richiesta della simulazione di taratura alla realtà fisicamente verificata.La delimitazione dell’area sopra descritta con celle inattive o a carico costante (mare) è risultata un compromesso fra le caratteristiche del modello (che si adatta con difficoltà a schematizzare realtà fisiche caratterizzate da rilevanti gradienti topografici), e l’interpretazione idrogeologica dell’area in studio che non può prescindere dal considerare Collemezzano e le Colline di Bibbona. In particolare la modellizzazione è stata eseguita in modo da ottenere due scenari finali simulati: il primo rappresentativo della fine della stagione secca, essenziale per calibrare, utilizzando i dati della campagna piezometrica autunnale, l’implementazione stessa ed il secondo per visualizzare la situazione a fine inverno.
3.1 Implementazione generale ed input
L’implementazione di un modello consiste nel:
3.1.1 Discretizzazione dello spazio e rapresentazione della superficie topografica
Il primo passo in una modellizzazione idrogeologica numerica è quello di discretizzare
lo spazio fisico indagato nelle tre direzioni X,Y,Z.
La superficie topografica, immessa come terne di coordinate (Lat. Long, Quota s.l.m.; reticolo di riferimento Gauss-Boaga) si sovraimpone agli strati. Le quote, sia per la superfice che per la base degli strati vengono inserite come coordinate XYZ: MODFLOW provvede ad interpolare (metodo dell’inverso del quadrato della distanza) ricalcolando una quota per ogni cella. E’ chiaro che tanto più fitta è la discretizzazione sia verticale che orizzontale tanto più prossima alla realtà sarà la distribuzione delle quote interpolate.
3.1.2 Confini del modello e condizioni al contorno
In una modellizzazione di flusso di acque sotterranee è necessario
definire e rappresentare i confini dell’area di studio nonché i corpi idrici superficiali quali mari, laghi,
fiumi la iterazione con le acque sotterranee è tutt’altro che trascurabile.
3.1.2.1 Confini del modello
I confini del modello sono stati definiti sia utilizzando celle inattive
che, poiché l’area di studio è un’area costiera, con celle a carico idraulico costante a rappresentare
il mare. Le celle inattive sono state distribuite in modo da racchiudere l’area di modellizzazione: bassa pianura
del Fiume Cecina dalla steccaia al mare e dal T. Tripesce al Fosso della Madonna. Lo strato 19 e parzialmente lo
strato 18 sono stati considerati come limiti inferiori del modello e rappresentati con celle inattive.
3.1.2.2 Corpi idrici a
carico idraulico costante
Il mare o un corpo idrico ad altezza presschè costante quale il laghetto della Steccaia sono modellizzabili
in MODFLOW mediante apposita funzione GHB (General Head Boundary). Il flusso da una sorgente esterna, definita
come GHB, in entrata od in uscita da una cella viene calcolato in proporzione alla differenza fra carico nella
cella ed il carico assegnato alla sorgente esterna. I dati necessari per la definizione di una cella come GHB sono:
General head (GH): Altezza del livello
dell’acqua sulla quota di riferimento
Conduttanza (Cg ): Parametro che rappresenta la resistenza al flusso
fra un corpo idrico a livello costante (GHB) e le acque sotterranee
I valori di GH per la Steccaia sono stati ricavati dalla carta topografica 1:10.000; i valori di conduttanza sono stati calcolati in base a stratigrafie e prove di emungimento di pozzi dell’area.
3.1.2.3 Fiume
MODFLOW permette di considerare l’influenza di corpi idrici superficiali
sulle acque sotterranee. I fiumi forniscono o drenano acqua dalle acque sotterranee dipendentemente dal gradiente
idraulico esistente fra la superficie del fiume e le acque sotterranee stesse. Modflow simula i fiumi come corpi
d’acqua separati dal sistema di acque sotterranee da strati di materiali a permeabilità costante, cella
per cella. Per ogni cella del modello rappresentante il fiume sono richieste le seguenti informazioni:
Altezza del Fiume (H): quota s.l.m. del
livello dell’acqua nel fiume per ogni periodo da modellizzare
Quota del fondo del Fiume (Ho): altezza sul livello del mare del letto del corso
d’acqua.
Conduttanza (Cf ): parametro numerico che rappresenta la resistenza
al flusso fra il corpo idrico superficiale ed l’acqua sotterranea.
La conduttanza si calcola con: lunghezza del ramo di fiume nella cella (L), ampiezza del fiume nella cella (W),
spessore del letto dei sedimenti del fiume (M), conduttività idraulica del materiale del letto del fiume:
Cf = K L W / M
La modellizzazione del Fiume Cecina è stata uno dei passaggi più critici per l’implementazione del modello in quanto sono disponibili pochi dati sia per il calcolo della conduttanza sia per la definizione di H nel periodo estivo ed invernale (H1= Periodo estivo e H2 =Periodo invernale). Un tentativo per assegnare alle celle rappresentanti il fiume i parametri sopra indicati è stato quello di ricavare l’ altezza Ho dalla carta topografica 1:10.000 ed i valori di C ed H sia dalle informazioni di alcune prove di emungimento (ricavate da bibliografia) effettuate su pozzi in alveo, sia dalle informazioni ottenute per il calcolo del bilancio idrologico (idrometrogrammi). I dati così ottenuti sono stati inseriti nel modello e quindi corretti per quanto possibile in fase di calibrazione.
3.1.3 Proprietà delle celle
Ogni cella del modello non già definita come cella inattiva o cella a carico
costante viene caratterizzata da un set di proprietà idrauliche:
L’esame di alcune prove di portata nonché l’insieme dei dati idraulici ricavate dalle domande di concessione dei pozzi ha permesso di ricavare le proprietà sopra indicate per le celle occupate dai pozzi. Queste proprietà sono state poi estrapolate sull’intera area in base all’interpretazione idrogeologica già elaborata. La calibrazione ha permesso di verificare ed affinare l’estrapolazione areale. Nella tabella che segue sono indicati i valori delle proprietà assegnate mentre nelle Fig 5c è rappresentata la distribuzione areale finale sullo strato del modello rappresentativo dell'acquifero più superficiale (Strato 10).
Proprietà |
Kx = Ky (cm\sec) |
Kz (cm\sec) |
Ss (1\m) |
Sy (-) |
Por (-) |
1 |
1.0 | 1.0 | 1.0e-09 | 0.99 | 0.99 |
2 |
1.0e-08 | 1.0e-08 | 0.1 | 1.0e-03 | 0.2 |
3 |
5.0e-05 | 5.0e-06 | 3.00e-03 | 0.2 | 0.25 |
4 |
1.0e-03 | 1.0e-03 | 1.0e-05 | 0.01 | 0.1 |
5 |
1.5e-03 | 2.5e-04 | 5.0e-05 | 0.05 | 0.08 |
6 |
0.05 | 0.05 | 1.0e-05 | 0.2 | 0.25 |
7 - 8 |
0.15 | 0.075 | 1.0e-06 | 0.3 | 0.35 |
9 |
5.0e-03 | 1.0e-03 | 2.0e-04 | 0.05 | 0.1 |
10 |
6.0e-03 | 1.5e-03 | 2.0e-04 | 5.0e-03 | 0.01 |
11 |
0.01 | 1.0e-03 | 5.0e-04 | 0.025 | 0.1 |
12 |
0.1 | 0.1 | 2.0e-04 | 0.2 | 0.3 |
3.1.4 Perturbazioni esterne al sistema
Tutto quell’insieme di fattori esterni al sistema idrogeologico ma in grado
di condizionarne il comportamento e lo stato fisico reale vengono definiti come perturbazioni esterne. Tra essi
si annoverano emungimenti, drenaggi, ricariche artificiali. Ricarica meteorica ed evapotraspirazione sono ‘’perturbazioni
esterne’’ sempre presenti.
In MODFLOW la modellizzazione degli effetti dei pozzi (sia per emungimento che per ricarica) viene effettuata secondo le seguenti assunzioni:
Q1/Qw = T1/ST
dove, per un certo periodo di modellizzazione e per un particolare pozzo multistrato:Q1 è l’emungimento dallo strato 1; Qw è l’emungimento totale; T1 la trasmissività dello strato 1 e ST la somma delle trasmissività degli strati penetrati dal pozzo. Va sottolineato che una simile rappresentazione dei pozzi multistrato simula efficacemente gli effetti dell’emungimento. Per simulare l’effetto di by-pass idraulico costituito da pozzi multistrato abbandonati o inattivi è necessario ricorrere ad altre tecniche, comunque possibili con Modflow. Non avendo dati certi sulla distribuzione nel tempo degli emungimenti si è assunto in prima approssimazione che i pozzi ad uso idropotabile ed industriale fossero in massima parte attivi sia nel periodo estivo che invernale, mentre quelli ad uso irriguo fossero attivi solo nel periodo estivo. L’esame della carta delle differenze dei livelli piezometrici fra campagna primaverile ed autunnale (Fig 8) ha permesso di individuare quei pozzi per i quali l’ipotesi iniziale non risultava confermata e quindi variare l’implementazione. Per ciò che concerne l’entità degli emungimenti questi sono stati ricavati dalle dichiarazioni dei Proprietari registrate negli Uffici del Genio civile di Livorno.
3.1.4.2 Drenaggi
La funzione drenaggio è stata messa a punto per simulare gli effetti
della rimozione di acqua da un acquifero con velocità proporzionale alla differenza di carico idraulico
nell’acquifero e la quota dei dreni. La funzione si basa sull’assunzione che il drenaggio non ha effetto quando
il livello dell’acqua sotterranea scende sotto la quota del dreno (h).
I parametri richiesti sono:
Quota di drenaggio (h): altezza del
livello di acqua libera nel dreno.
Conduttanza (Cd): coefficiente che tiene conto delle perdite di carico
fra il drenaggio e l’acquifero circostante.Nel caso della Val di Cecina la funzione drenaggio è stata utilizzata
per simulare gli effetti della bonifica meccanica della Mazzanta.
Per l’intero periodo di simulazione si è considerato: h = -0.15 mslm e Cd = 500 m2/g
I valori sono stati ricavati da misure idrometriche effettuate nei canali di drenaggio.
3.1.4.3 Ricarica ed evapotraspirazione
Ricarica
MODFLOW modellizza una ricarica areale dovuta alle precipitazioni, che percola attraverso gli strati fino alle acque sotterranee. I dati necessari per la modellizzazione sono stati ricavati dai calcoli del bilancio idrogeologico relativi alla piana costiera. In particolare si è considerata una infiltrazione efficace uniformemente distribuita su tutta l’area di studio pari a 53 mm/anno per il periodo estivo e pari a 180 mm/a per il periodo invernale.La ricarica viene applicata allo strato 1 ed il raggiungimento della tavola d’acqua viene calcolato da MODFLOW attraverso le proprietà idrauliche delle celle.
Evapotraspirazione
La funzione Evapotraspirazione in MODFLOW simula l’effetto della traspirazione delle piante e la diretta evaporazione per rimozione di acqua dalle acque sotterranee. L’approccio è basato sulle seguenti assunzioni:
Come per i dati relativi alla ricarica anche i dati relativi all’evapotraspirazione
sono stati ricavati dai dati di bilancio:
Ev Estate (giugno, luglio, agosto): 1720mm/a;
Ev Inverno (da settembre a maggio):
520 mm/a; Hex =1m
3.1.5 Pozzi per la calibrazione
VMODFLOW è dotato di un modulo specifico per consentire la calibrazione del modello implementato. La funzione calibrazione memorizza, per ogni periodo di modellizzazione, i valori di carico idraulico (Hc) calcolati per la cella ove sono ubicati i filtri di ciascun ‘’pozzo di osservazione’’. Ciò rende possibile paragonare i valori di carico idraulico calcolati con quelli osservati (Ho), valutare statisticamente la rispondenza del modello alla realtà, produrre idrogrammi per i pozzi di calibrazione. Per ogni pozzo di calibrazione vengono inseriti:
Coordinate X,Y del pozzo; Profondità del filtro; Periodo dell’osservazione; Altezza piezometrica osservata.
Per la modellizzazione in oggetto sono stati inseriti quei pozzi (circa 120) misurati durante le due campagne piezometriche di cui si conosceva almeno indicativamente la profondità del filtro. I dati della campagna piezometrica primaverile sono stati, come vedremo nel par. 3.1.7.1, utilizzati per definire la situazione iniziale; la calibrazione è stata effettuata utilizzando i dati piezometrici ricavati nella campagna autunnale.
VMODFLOW permette il calcolo di un bilancio idrico per zone utilizzando i dati ottenuti
dalla simulazione. Il dato di bilancio zona per zona viene fornito sia in totale che considerando separatamente
gli elementi del sistema che contribuiscono agli scambi. Per ottenere questi dati di bilancio è necessario
definire le zone di interesse. La Fig15
mostra le quattro zone distinte nella modellizzazione in oggetto.
Zona 1 Rappresentativa del mare .
Tale zona è necessaria per controllare l’entità degli scambi con le zone adiacenti.
Zona 2 Area a Nord del Fiume Cecina
Zona 3 Area a Sud del Fiume Cecina
Zona 4 Porzione modellizzata a monte
della Steccaia. Necessaria solo per completare il modello
3.1.7 Parametri per il calcolo
3.1.7.1 Regime transiente: situazione iniziale e discretizzazione del tempo
L’area di piana costiera modellizzata è come già ripetutamente accennato fortemente antropizzata e caratterizzata da forti emungimenti, variabili in intensità nel corso dell’anno, sia agricoli che industriali che idropotabili; ciò ha comportato l’implementazione e quindi il calcolo del modello per regime transiente. A differenza del calcolo per regime stazionario che prevede, data una situazione iniziale di carico piezometrico e considerate delle perturbazioni al sistema, il raggiungimento di uno stato di flusso stazionario il calcolo per regime transiente non prevedendo il raggiungimento dell’equilibrio permette la modellizzazione di un sistema idrogeologico sottoposto a stress esterni variabili nel tempo in numero ed intensità. Di tali stress esterni al sistema quali ricarica, emungimenti, evapotraspirazione si è già trattato nei paragrafi precedenti; è però necessario sottolineare che tali stress (soprattutto gli emungimenti) possono variare frequentemente in periodi brevi. La schematizzazione per cui essi vengono considerati costanti (per un periodo di 90 giorni, rappresentativo del periodo estivo, e di 275 giorni rappresentativo del periodo invernale) risulta una semplificazione indispensabile considerata l’incertezza sull’effettiva entità e sulla distribuzione temporale degli emungimenti. Il modello è stato quindi calcolato per due periodi ‘’ Stress period’’ uno di 90 giorni e l’altro di 275; per una maggiore accuratezza del calcolo matematico i due periodi sono stati a loro volta suddivisi in 10 intervalli ciascuno (‘’Time steps’’) all’interno dei quali si procede per l’iterazione come descritta al paragrafo 2.4. Il calcolo per regime transiente richiede, oltre alla discretizzazione del tempo l’implementazione di una situazione di carico idraulico di partenza. Come situazione iniziale sono stati utilizzati i dati relativi alle misure piezometriche della campagna primaverile.
3.1.7.2 Parametri generali
Oltre ai parametri sopra indicati che definiscono il sistema idrogeologico
è necessario inserire alcuni dati necessari al calcolo.
Caratteristiche idrologiche degli strati.
MODFLOW permette la definizione di quattro tipi di strato:
TIPO 0: Confinato -Trasmissività e coefficiente di immagazzinamento sono
costanti per tutta la modellizzazione.
TIPO 1: Non confinato - La trasmissività dello strato varia. Viene calcolata dalla conduttività e
dallo spessore saturo. Il coefficiente di immagazzinamento è costante.
TIPO 2: Confinato/Non confinato - La trasmissività dello strato è costante.
Il coefficiente di immagazzinamento varia fra i valori per uno strato confinato e quelli per un non confinato.
TIPO 3: Confinato/Non confinato - La trasmissività dello strato varia. Viene calcolata dalla conduttività e
dallo spessore saturo. Il coefficiente di immagazzinamento varia fra i valori per uno strato confinato e quelli
per un non confinato. Gli scambi con gli acquiferi sottostanti sono limitati all’acquifero completamente desaturato.
Nel modello in esame lo strato 1 è stato definito come tipo 1, gli strati da 2 a 9 come tipo 2 e quelli da 10 a 18 come tipo 0.
Caratteristiche
per il bagnamento delle celle:
MODFLOW considera differenti modalità di bagnamento di celle secche;
tale operazione richiede di definire:
H = BOT +W * (Hn-BOT)
dove: BOT = altezza della base della cella W = Fattore di bagnamento; Hn = altezza
piezometrica delle celle circostanti che causa il bagnamento della cella in oggetto.
Per il caso in esame si è scelto di considerare possibile il bagnamento da tutte
le celle circostanti e si è scello un fattore di bagnamento pari a 0.5.
Iterazione:
Il compito dell’iterazione è già stato descritto nel paragrafo
2.4. dove si è accennato all’esistenza di più metodi iterativi. Il metodo utilizzato in questo lavoro
è denominato SIP ‘’Stronghly implicit procedure’’ ed è stato scelto perché nel caso specifico
si è dimostrato più rapidamente convergente degli altri provati. Il massimo numero di iterazioni
da eseguire è stato fissato a 100 per ogni time step. Tale numero è necessario solo per fermare il
calcolo in caso di mancata convergenza.
Poiché ad ogni iterazione il programma controlla la massima variazione della
soluzione (rispetto all’iterazione precedente) per ogni cella; se il massimo cambiamento è al disotto di
una tolleranza preventivamente definita il programma passa ad un nuovo time step. Tale tolleranza o criterio di
convergenza è stato imposto a 0.01 m.
3.2 Risultati della simulazione
Come già descritto nei paragrafi precedenti la simulazione è stata effettuata per ricostruire la distribuzione del flusso di acque sotterranee a fine estate (Time stress =1) ed a fine inverno (Time stress= 2) e per verificare la validità delle interpretazioni idrogeologiche implementate (per mezzo della calibrazione). Visual Modflow presenta la distribuzione dei vari parametri calcolati per ogni strato modellizzato.
Di seguito si illustrano i dati relativi a due strati rappresentativi degli acquiferi principali (Strato 10 e Strato 14) e si riportano le carte ed i dati relativi allo strato rappresentativo dell’acquifero superiore, lo strato 10. Poiché per la prima simulazione (Stress period =1) esistono dati piezometrici reali sia per l’inizio del periodo che per la fine, la funzione calibrazione può essere utilizzata nel pieno delle sue potenzialità
3.2.1 Carico idraulico
Confrontando le superfici piezometriche dei due strati considerati rappresentativi
dei due acquiferi, riferite a ciascun periodo di simulazione, si nota che esse differiscono solo in minuti dettagli
locali, mentre l’andamento generale appare pressochè identico; questa osservazione suggerisce che la separazione
dei due acquiferi è efficace solo localmente, mentre a scala più vasta il sistema si comporta come
un acquifero unico multistrato (La Fig 10
mostra il risultato della simulazione della piezometrica per lo strato 10 alla fine del periodo 1). Ciò appare confermato dalla elevata somiglianza della pezometrica "virtuale"
(estiva) a quelle misurata, a dispetto della estrema variabilità delle profondità dei filtri dei
punti di misura reale. La concordanza sostanziale fra piezometrica calcolata e quella osservata, come messo in
evidenza dal grafico di calibrazione (Fig. 9),
suggerisce una buona prossimità del modello interpretativo con la distribuzione reale delle caratteristiche
idrauliche del sottosuolo e quindi l’attendibilità di ulteriori simulazioni. La
simulazione relativa al Periodo 2 (inverno) è priva di termine di paragone; si sottolinea a tale proposito
che mancando informazioni dettagliate circa l’effettiva distribuzione spaziale e temporale degli emungimenti per
il periodo in questione; permane un margine di incertezza che può essere ridotto solamente acquisendo dati
certi sugli emungimenti e/o eseguendo una nuova campagna di misure piezometriche a fine inverno che permetterebbe
di identificare ubicazione ed entità effettiva degli emungimenti.
3.2.2 Velocità e direzioni di flusso
L’analisi dei risultati mostra che la direzione di flusso risulta pressochè
identica per i due livelli acquiferi nei due periodi modellizati e che c’è una generale tendenza dell’alveo
del fiume Cecina ad agire prevalentemente come drenaggio.
Alla luce di quanto esposto gli apporti del fiume alla falda sono da ascriversi soltanto come relativi ai periodi di morbida e piena.La carta della direzione di flusso, nello strato 10 considerato rappresentativo dell’acquifero superficiale, nell’area fra il Cecina e la Mazzanta mostra una evidente ingressione di acque marine verso l’entroterra. (La Fig 11 mostra la direzione del flusso nell'area della Mazzanta la Fig 12 La carta della conducibilità elettrica specifica per la stessa area). Per il periodo 1 in Fig 13 vengono riportate le velocità di flusso per lo strato 10. La lunghezza delle frecce è proporzionale al modulo del vettore velocità; nella tabella che segue sono indicate le velocità massime calcolate.Tali velocità massime si concentrano, in accordo con i marcati gradienti idraulici della zona, nell’area di Collemezzano; se ne deduce che, stante l’attuale distribuzione degli emungienti, anche ad uso idropotabile, prevalentemente al piede di Collemezzano, la prevenzione di eventuali sversamenti localizzati o inquinamenti diffusi è prioritaria quest’area.
La Fig. 9 mostra il grafico di correlazione delle piezometrie calcolate con quelle osservate per tutti i pozzi di osservazione dell’area. Il grafico fornisce una indicazione del grado di approssimazione del modello alla realtà: in caso di corrispondenza esatta modello simulato- situazione reale tutti i punti dovrebbero giacere sulla retta a 45°. Per l’insieme dei pozzi di calibrazione sono stati calcolati l’errore medio, l’errore assoluto e l’errore quadratico medio.
Nella tabella che segue vengono mostrati i parametri sopra descritti calcolati oltre che per l’insieme dei pozzi di monitoraggio (Area tot) anche per sottogruppi:
Il risultato generale della simulazione risulta ampiamente soddisfacente; l’accuratezza del modello può essere definita:
Area 0 | Area 1 | Area 2 | Area 3 | Area 4 | Area 5 | Area 6 | Area Tot | |
Em |
0.37 |
-0.21 |
1.05 |
-0.15 |
0.38 |
0.23 |
-0.30 |
0.09 |
Ea |
0.80 |
0.60 |
2.13 |
0.23 |
0.73 |
0.76 |
1.26 |
1.02 |
RMS |
0.97 |
0.66 |
2.55 |
0.31 |
0.84 |
0.89 |
1.59 |
1.44 |
Per migliorare l’accuratezza dei risultati è necessario in generale ottenere dati quantitativi più dettagliati sugli emungimenti nonché sulle caratteristiche dei pozzi di calibrazione; in particolare appare vivamente suggeribile l’implementazione di una modellizzazione a se stante della zona di Collemezzano, provvedendo ad un infittimento della griglia ed alla ricerca di dati il più possibile dettagliati sulla distribuzione temporale e sull’effettivo ammontare degli emungimenti, ed affinando la rappresentazione spaziale della distribuzione delle caratteristiche idrauliche del sottosuolo con le statigrafie di ulteriori perforazioni eventualmente eseguite in zona.
3.2.4 Idrogrammi
Le Fig. 14a
e 14b mostrano il grafico Livelli piezometrici in funzione del Tempo per alcuni
pozzi di osservazione situati per la Fig 14a nella zona di piana costiera fra la Mazzanta ed il Fiume Cecina e
per la Fig 14b a Sud del Fiume Cecina. Il tempo corrisponde ai due periodi modellizzati 90 e 275 giorni rispettivamente
(tempo totale 365 giorni).Mentre nella simulazione del periodo 1 si sono considerati in emungimento tutti i pozzi
sia irrigui che industriali che idropotabili nel periodo sono stati disattivati tutti i pozzi irrigui e si sono
ridotti gli emungimenti di quelli ad uso potabile o industriale. Nella Fig. 14a si può notare che a fine
inverno i pozzi della piana costiera a Nord del F. Cecina non riacquistano completamente il carico idraulico iniziale
cosa che invece avviene per i pozzi della piana costiera situati a Sud del Cecina; ciò conferma (ferme restando
le limitazioni precedentemente esposte riguardo alla simulazione relativa al periodo invernale) quanto già
dedotto con i metodi classici di bilancio idrogeologico: la piana costiera compresa tra le foci del Fiume Cecina
e del Torrente Tripesce si trova in situazione di deficit di acque dolci.
3.2.5 Bilancio
I risultati finali ottenuti dal bilancio idrico sotterraneo per la piana costiera sono
riportati in Fig.15. Per ciascuna zona
e per ciascun periodo di simulazione sono stati calcolati:
Variazione dell’immagazzinamento;
Immagazzinamento;
Emungimenti da pozzi;
Drenaggi;
Ricarica meteorica;
Evapotraspirazione;
Scambi con il fiume;
Scambi con copi idrici a livello costante (GHB);
ottenendo quindi l’entità degli scambi sotterranei di ciascuna zona con le limitrofe.
I dati più significativi si possono così sintetizzare:
Il modello implementato concorda nelle sue simulazioni con le osservazioni effettuate sul terreno. Il suo impiego per la verifica preventiva degli effetti di breve e lungo termine di futuri interventi sul territorio concernenti il prelievo o la immissione di acque nel sottosuolo può, già nella forma attale dell’implementazione, supportare adeguatamente scelte tecniche e decisioni al riguardo. È comunque doveroso sottolineare che una ampia serie di lacune conoscitive non consente, per ora, una simulazione di dettaglio, in particolare delle aree già attualmente oggetto di emungimenti concentrati e nell’immediata prossimità del corso del Cecina.
3.2.6 Limiti della modellizzazione
La simulazione sin qui descritta è stata preminentemente finalizzata
alla verifica ed all’ eventuale aggiustamento dello schema idrogeologico dell’area di studio e del relativo bilancio
idrologico; in tale processo sono emersi una serie di problemi e limitazioni che vengono esposte di seguito.E’
importante sottolineare che la maggioranza delle difficoltà incontrate sono da ascriversi a carenza di dati,
mentre le caratteristiche e le potenzialità di simulazione dell’ "utensile Modflow" sono risultate
pressochè sistematicamente sovrabbondanti, nonostante la relativa complessità dell’ ambiente modellizzato.
Il corso del Cecina
Come descritto nel par. 3.1.2.3, per modellizzare gli scambi idrici
Fiume-falda, per ciascuna cella è necessario impostare, per ciascun periodo di simulazione, sia la quota
dell’alveo che quella del pelo libero dell’acqua; il primo parametro è stato ricavato dalle carte topografiche
con il miglior dettaglio disponibile (carta tecnica regionale scala 1:10000) mentre per il secondo si è
dovuto, in assenza di dati statisticamente validi, ricorrere a correlazioni empiriche ed estemporanee tra gli idrometrogrammi
di Ponte di Monterufoli ed osservazioni dirette del livello in vari tratti del fiume in vari regimi di portata:
entrambe le scelte, anche se nel caso specifico inevitabili, riducono pesantemente l’accuratezza delle valutazioni
dei rapporti fiume-falda. A tale proposito è opportuno ricordare che l’implementazione di un livello medio
per un intero periodo di simulazione non consente di modellizzare adeguatamente gli effetti idrogeologici degli
eventi di piena. Tale inconveniente è ovviabile solamente con una discretizzazione temporale molto fitta,
con conseguente proporzionale espansione dei tempi di calcolo. La soluzione migliore resta in questo caso l’esecuzione
di una serie di misure di portata istantanea, eseguite su sezioni significative dell’alveo in differenti regimi
di portata, in base alle quali calibrare la simulazione per l’intorno del fiume.
Topografia accidentata
La rappresentazione della superficie topografica in un modello ad elementi
finiti avviene mediante una ‘’gradonatura’’ delle pendici dei colli corrispondenti alle discretizzazioni in X,Y,Z.
Le morfologie particolarmente accidentate nel caso specifico in particolar modo valli strette ed incise, vengono
mediate dalla rappresentazione modellistica introducendo un errore sulle quote in corrispondenza e nell’immediato
intorno delle valli stesse. Per ovviare a tale inconveniente, che porta ad evidenti discrepanze di calibrazione
per i punti di misura lungo le valli, sarebbe necessario un infittimento della griglia X,Y che avrebbe però
come conseguenza anche un marcato incremento dei tempi di calcolo. La griglia implementata nel caso specifico,
come precedentemente accennato, rappresenta un compromesso fra accuratezza di calibrazione e scopi della modellizzazione
(verifica a vasta scala). La possibilità di risolvere nel dettaglio l’idrogeologia locale di valli incise
o altri marcati accidenti morfologici non viene comunque esclusa, essendo sempre possibile implementare una griglia
fitta di dettaglio per le aree di interesse utilizzando per il modello a piccola scala, come condizioni al contorno
l’output del modello generale.
Distribuzione temporale degli emungimenti
La discretizzazione temporale, per simulazioni di lungo periodo, è
mirata prevalentemente ad identificare unità temporali omogenee per quanto riguarda ricarica, evapotraspirazione
ed emungimenti. Nel caso specifico la discretizzazione temporale è stata definita basandosi principalmente
sulla rilevante quantità di pozzi irrigui la cui attivazione si restringe in uno spazio temporale ben definito
e prevedibile. Purtroppo le rilevanti utenze industriali ed idropotabili che insistono sull’area non hanno periodi
di attivazione e spegnimento altrettanto regolari e preventivamente modellizzabili. Per simulazioni generali di
area ciò non comporta che una piccola discrepanza fra dati misurati ed osservati, purchè le quantità
totali di acque emunte, possano essere note. Ben diverso è il caso di simulazioni preventive di dettaglio
mirate allo studio degli effetti e delle problematiche idrogeologiche locali relative all’attivazione di nuovi
emungimenti cospicui; per implementare una simulazione accurata si necessita di una discretizzazione temporale
molto fitta all’interno della quale sia possibile discriminare periodi di attivazione e spegnimento degli emungimenti
più cospicui anche con cadenza inferiore al giorno.
In generale si può concludere che:
In dettaglio si osserva: